Tipologie di copertura vegetale¶
Il Parco della Favorita esprime aspetti di vegetazione antropica di tipo artificiale (coltivazioni, impianti ornamentali, rimboschimenti), spontaneo (sinantropico) e naturale.
Sin dal suo nascere, è stato sottoposto a interventi, con l'impianto di specie ornamentali, boschetti e con la creazione di piantagioni per la coltivazione delle più varie specie, alcune delle quali - soprattutto gli agrumi e in particolare i mandarini- occupano ancora oggi vaste superfici.
La copertura vegetale è stata suddivisa in diverse tipologie, che si riferiscono sia alla qualità della copertura vegetale, sia alla vocazione delle varie aree nei confronti dell'uso, della gestione, della fruizione, nonché alla necessità di prevederne un recupero, e vengono di seguito descritti e aggiornate le tipologie di copertura vegetale.
Aree Agricole¶
È obiettivo del piano mantenere le attività agricole coerentemente con la storia del Parco e in particolare modo l'uso del suolo con agrumeti.
Per impianti ragguardevoli per valore storico, paesaggistico e che sono memoria dell'evoluzione del paesaggio agrario nella Piana dei Colli e quindi della Conca d'oro palermitana, sebbene non recuperabili alla conduzione agricola, sarebbe necessaria un'azione di valorizzazione e recupero multifunzionale piuttosto che il solo ripristino della capacità produttiva.
L'area prossima all' "ex magazzino del sommacco" è quella che meglio si presta alla conservazione e valorizzazione del sistema di impianto e conduzione tradizionale e come tale va prevista la conduzione diretta ad opera del Comune.
L'area è classificata come B4 (Aree agricole con carattere museale e didattico). Adiacente all'ex magazzino del sommacco è presente un campo di germoplasma con le specie e le varietà della tradizione frutticola della Conca d'oro che si prevede venga inserito nella suddetta sottozona B4.
La costituzione di campi di conservazione della biodiversità è nella storia della Favorita. Si ricorda nel 1926 un frutteto sperimentale e dimostrativo del Consorzio Regionale per l'Incremento della Frutticoltura in Sicilia e le parcelle sperimentali di arboricoltura da legno (eucalitti) realizzate nel 1960.
Altre aree agricole, in conseguenza del lungo periodo di abbandono, appaiono irrecuperabili alle costitutive funzioni produttive e per il forte degrado non rivestono più valore storico/paesaggistico. In dette aree i processi di rinaturalizzazione sono fortemente avanzati e predominano ormai le specie della macchia mediterranea con l'intrusione di specie esotiche invasive e molti esemplari di agrumi risultano secchi o comunque irrecuperabili.
In particolare per le aree prossime all'ex area nomadi si propone la riclassificazione da B3 (Aree agricole da mantenere e riordinare) a PM2 (Giardino agroforestale) dove si prevede il recupero paesaggistico di porzioni di agrumeti, delle macchie di vegetazione esistente e degli elementi anche puntuali di interesse naturalistico.
Altre aree ancora, riunite in lotti funzionali e identificati nella classificazione B3 (Aree agricole da mantenere e riordinare), possono essere dati in affidamento ad associazioni o privati, consentendo innovazioni (irrigazione, reimpianti) che garantiscano il valore paesaggistico e la funzione didattica ma rendano sostenibile la coltivazione anche dal punto di vista economico.
In tal caso può essere previsto il recupero dei manufatti esistenti per attività agricole multifunzionali: vendita dei prodotti, attività didattiche, magazzino, ecc.
Esse vanno affidate a privati ai quali va garantita sicurezza da furti e vandalismi oltre che la possibilità di produrre servizi propri al carattere dell'agricoltura che andranno ad esercitare: sostenibile e multifunzionale.
In questo senso è necessario sviluppare un format di convenzione che, insieme, preveda i vincoli, i benefit ed i servizi gestionali necessari per rendere appetibile ai singoli agrumicoltori l'adesione alla convenzione.
Tra i benefit ed i servizi è possibile già da ora individuare alcuni elementi importanti quali: l'accessibilità, la disponibilità di strutture di ricovero degli attrezzi agricoli e di strutture logistiche per gli operai agricoli.
Alcune di queste strutture sono individuabili nei manufatti esistenti presso i lotti individuati, altre possono essere ricavate da edifici presso "Case Rocca".
Particolarmente importante sarebbe la disponibilità gratuita ai fini irrigui dell'acqua del pozzo di Case Rocca, la cui portata è da considerare adeguata alle necessità degli agrumeti della Favorita.
A questo scopo è essenziale l'interazione ed aggregazione degli assegnatari dei lotti e delle strutture legate all'attività agricola, che possa eventualmente condurre alla costituzione di un consorzio dei produttori.
I lotti possono essere al loro interno dotati di strutture (siepi, recinzioni) che delimitino le aree accessibili, purché qualche filare, coltivato dall'assegnatario, venga lasciato a disposizione dei fruitori del Parco.
Si evidenzia che nell'attuale Piano di Utilizzazione due di questi appezzamenti sono classificati erroneamente come C2 "Impianti artificiali, di interesse storico e paesaggistico, da recuperare) e C3 (Aree incolte o degradate, occupate da coltivi o da specie esotiche, da avviare alla rinaturalizzazione) mentre per essi si prevede la classificazione in B3.
Per l'area C5, denominata "Area cuscinetto a protezione del bosco Niscemi costituita da macchia bassa (che escluda l'uso di essenze arboree) tale da consentire la lettura paesaggistica del volume del bosco", si prevede una riperimetrazione per escludere aree che oramai hanno una presenza importante di specie arboree e arbustive di macchia mediterranea e una riclassificazione come area PM2 (Giardino agroforestale) dove si prevede il recupero di porzioni di agrumeti, delle macchie di vegetazione esistente e degli elementi anche puntuali di interesse naturalistico.
Per l'agrumeto quadripartito all'interno del perimetro di Villa Niscemi si propone che sia classificato B1 (Aree agricole di interesse storico).
Alberi di interesse monumentale¶
I grandi alberi costituiscono un elemento fondamentale del paesaggio. Di particolare importanza è l'ulivo monumentale "Patriarca della Favorita" con un'età stimata di circa 1.000 anni. Per le caratteristiche legate all'età o dimensioni e al valore ecologico il "Patriarca" è iscritto nell'Elenco degli alberi monumentali d'Italia con il codice identificativo 02/G273/PA/19.
All'interno del Parco sono presenti altri diversi esemplari che meritano pienamente il titolo di monumentali. La loro adeguata tutela e valorizzazione, oltre a costituire importanti valori ambientali, culturali e genetici, può rappresentare una significativa attrattiva. Nel corso della redazione del Piano di Utilizzazione erano stati individuati 29 alberi, così ripartiti per genere:
Quercus (13), Cupressus (6), Pinus (3), Schinus (2), Celtis (2), Olea (1), Ceratonia (1), Morus (1).
Tali alberi vegetano all'interno di formazioni forestali, di siepi, o come relitti tra i coltivi, ma con tutta evidenza il loro numero, soprattutto per effetti di natura climatica oltre che di vetustà, è negli ultimi anni diminuito.
Si rende quindi opportuno un nuovo censimento a cui collegare le iniziative di tutela e valorizzazione.
Siepi e alberate¶
Nell'assetto ottocentesco lunghi viali alberati apparivano come una galleria di vegetazione che dalla Colonna d'Ercole, attraversando il bosco di Niscemi, conduceva fino al boschetto di Diana descrivendo così il lungo sentiero di caccia voluto da re Ferdinando IV di Borbone, e rappresentando un riparo per le passeggiate estive della regina Maria Carolina. A testimonianza di questo passato, restano le siepi e le alberate anche lungo i vialetti secondari che hanno mantenuto l'originaria disposizione e in cui si rinvengono soprattutto secolari lecci e cipressi posti agli incroci. Lungo essi ma soprattutto lungo i viali principali notevoli sono le interruzioni nella vegetazione, aspetto che, insieme alle recenti introduzioni di specie esotiche invasive (Ailanthus, Pennisetum, Parkinsonia, Bohevaria, ecc.), disegna un quadro di generale degrado. Gli interventi mirano a interventi di tutela volte ad accompagnarne l'evoluzione naturale o la finalizzazione per attività ludiche, sportive, ricreative e in tale direzione il recupero delle siepi deve tenere conto della opportunità di lasciare varchi che consentano di percepire la complessità paesaggistica del Parco.
La scelta non può rispondere a criteri generici tendenti ad aumentare comunque le siepi; va quindi tenuto conto dell'influenza che queste possono avere sul paesaggio. In genere andrebbero preferite le aree dove le siepi esercitano un'azione più efficace di difesa dal vento e dagli inquinanti. Complessivamente sono state individuate 5 tipologie di siepi:
1) Siepe costituita da specie di macchia, con leccio (Quercus ilex) dominante nello strato arboreo;
2) Siepe costituita da specie di macchia, con olmo campestre (Ulmus minor) dominante nel piano arboreo;
3) Siepe costituita da specie di macchia, con leccio (Quercus ilex) e bagolaro (Celtis australis);
4) Siepe a pino d'Aleppo (Pinus halepensis);
5) Siepe discontinua di recente impianto con specie autoctone ed esotiche.
Nel nuovo piano vanno identificate ed evidenziate le siepi e le alberate.
Aree di macchia foresta mediterranea, boschetti storici e boschi vetusti¶
Da una recente ricerca emerge che nel Parco della Favorita, compresa l'area pedemontana, sono stati identificati 22 nuclei forestali naturali, che coprono una superficie boscata complessiva di 32,92 ettari. Lo studio ha portato all'identificazione di quattro diverse comunità, due delle quali sono state descritte come nuove associazioni.
Tutte queste antiche comunità forestali presentano una straordinaria ricchezza di necromassa, in particolare nel Bosco Niscemi, dove la presenza di legno morto e lettiera costituisce altri habitat utili in cui possono insediarsi specie briofite, licheni e saprofaghe. Il Bosco Niscemi, di valore monumentale, rientra tra le aree segnalate a livello regionale per il Censimento dei Boschi Vetusti.
In generale la struttura di queste formazioni è caratterizzata da specie autoctone espressive della macchia-foresta mediterranea come Quercus ilex, Phillyrea latifolia, Viburnum tinus, Arbutus unedo, Pistacia lentiscus, Fraxinus ornus, Celtis australis, Rhamnus alaternus e Pistacia terebinthus.
Si rende necessaria l'adozione di specifici piani di gestione che ne garantiscano i valori e di piani antincendio. Nel vigente Piano di Utilizzazione dette aree sono individuate come C1 (Aree a macchia, gariga e prateria di interesse naturalistico, nelle quali gli interventi devono limitarsi all'eliminazione della flora esotica, con esclusione di eventuali piante monumentali) assieme ad aree a gariga e prateria di interesse naturalistico. Si suggerisce che nell'aggiornamento del Piano le aree a macchia mediterranea vengano inserire in una classificazione separata nelle quali gli interventi devono limitarsi all'eliminazione della flora esotica (con esclusione di eventuali piante monumentali).
In realtà il Bosco Niscemi, essendo zona A della Riserva, non rientra nella pianificazione del Piano di Utilizzazione ma nel Piano di Sistemazione della Zona A (in cui è classificata A1 "Aree di protezione integrale di osservazione scientifica") e nel Piano di Gestione Forestale (in fase di approvazione). Si propone che detto bosco nell'aggiornamento del piano venga evidenziato come Zona A di Riserva.
Boschi artificiali e aree incolte da avviare alla rinaturalizzazione¶
I boschi rientranti in questa categoria sono attualmente classificati con C3 "Aree incolte o degradate, occupate da coltivi o da specie esotiche, da avviare alla rinaturalizzazione". Per i boschi delle aree pedemontane, interessati principalmente da conifere ed eucalipto, si prevede di attuare gli stessi interventi selvicolturali previsti dal Piano di Gestione Forestale per i boschi limitrofi rientranti in zona A di Riserva.
Detti interventi hanno un ruolo importante anche nella prevenzione degli incendi permettono di interrompere di interrompere la continuità verticale del combustibile riducendo il rischio di passaggio di un eventuale incendio di superficie ad un incendio che si proroga attraverso le chiome (incendio di chioma). Dove è presente un eccesso di biomassa secca per schianti causati dal vento si prevede la rimozione di una parte di legno morto al fine di ridurre il rischio di incendio e/o di agevolare le eventuali operazioni di piantagione.
Boschi artificiali con finalità di fruizione¶
I boschi rientranti in questa categoria sono attualmente classificati con C4 "Impianti artificiali, non di interesse storico, destinati alla fruizione" e con C2 "Impianti artificiali, di interesse storico e paesaggistico, da recuperare".
Per detti impianti, interessati principalmente da conifere, si prevede di attuare interventi selvicolturali per eliminare le piante con stabilità precaria e a rischio di schianto e individui di specie arboree alloctone invasive. L'intervento ha un ruolo importante anche nella prevenzione degli incendi. In questa categoria ricadono le aree attrezzate di Piazzale dei Matrimoni e Vannucci, per le quali andrebbe prevista la manutenzione e l'integrazione degli arredi in legno anche in rapporto ai caratteri del luogo ed agli usi consentiti.
L'eventuale realizzazione di barbecue a servizio delle aree ricreative va prevista esclusivamente in aree prive di vegetazione arborea o arbustiva.
Garighe e praterie¶
Dette formazioni vegetali sono incluse nel corrente Piano alla voce C1 (Aree a macchia, gariga e prateria di interesse naturalistico, nelle quali gli interventi devono limitarsi all'eliminazione della flora esotica, con esclusione di eventuali piante monumentali) insieme alla formazione a macchia. Si propone la modifica di detta categoria.
Nell'aggiornamento del piano va inclusa la pianificazione dell'intero Piano Landolina fino a Valdesi. Alcune di queste formazioni ricadono nelle aree Natura 2000 (ZSC-ITA 0020014 -- Monte Pellegrino) e come tali sono soggette agli interventi previsti per dette tipologie di habitat.